Cos’è il disturbo depressivo maggiore o depressione?
Generalmente chi soffre di depressione, definita tecnicamente Disturbo Depressivo Maggiore, mostra un umore basso, un profondo senso di vuoto e angoscia, una marcata tristezza quasi quotidiana accompagnata dall’incapacità di provare lo stesso piacere nelle attività che provava prima. Le persone che mi chiedono un aiuto per questo tipo di disturbo raccontano di non provare più niente, di aver perso ogni motivazione a fare le cose, come se tutto dentro si fosse fermato in una pausa lunga un’eternità.
Le persone che soffrono di depressione si “sentono sempre giù”, l’umore ed i pensieri sono sempre negativi. Sembra che presentino un vero e proprio dolore di vivere, che li porta non riuscire a godersi più nulla. L’ambiente esterno e le persone vengono vissute con particolare sofferenza e frustrazione, in grado di alimentare i pensieri di fallimento e insuccesso. L’individuo matura la convinzione di non saper interagire adeguatamente, ritenendo che gli altri non saranno disponibili nei suoi confronti e, dunque, sviluppando il timore che potranno solo peggiorare la sua situazione.
L’aspetto centrale di chi ha un Disturbo Depressivo Maggiore consiste in una spiccata propensione a rispondere con disperazione e rabbia a eventi discrepanti anche minimi, interpretandoli in termini di perdita e delusione.
A fianco di umore depresso, compaiono altri sintomi, spesso così debilitanti da inficiare la qualità della vita:
Marcata affaticabilità;
Ridotta capacità di concentrarsi;
Tendenza ad incolparsi ed svalutarsi;
Pensieri di morte (suicidio);
Aumento o diminuzione di appetito;
Disturbi del sonno.
L’andamento dei sintomi depressivi può oscillare attraverso fasi acute, in cui il disturbo presenta momenti di profonda tristezza e rallentamento psicomotorio, e fasi più “silenti”, durante le quali, comunque, il disturbo è presente anche se in forma attenuata. Possono alternarsi ad improvvisi momenti di peggioramento.
Il Disturbo Depressivo può esordire ad ogni età, con un’età media di esordio intorno ai 25 anni.
Alcuni hanno episodi isolati seguiti da molti anni senza sintomi, mentre altri hanno gruppi di episodi, e altri ancora hanno episodi sempre più frequenti con l’aumentare dell’età.
Cos’è il disturbo depressivo maggiore o depressione?
Generalmente chi soffre di depressione, definita tecnicamente Disturbo Depressivo Maggiore, mostra un umore basso, un profondo senso di vuoto e angoscia, una marcata tristezza quasi quotidiana accompagnata dall’incapacità di provare lo stesso piacere nelle attività che provava prima. Le persone che mi chiedono un aiuto per questo tipo di disturbo raccontano di non provare più niente, di aver perso ogni motivazione a fare le cose, come se tutto dentro si fosse fermato in una pausa lunga un’eternità.
Le persone che soffrono di depressione si “sentono sempre giù”, l’umore ed i pensieri sono sempre negativi. Sembra che presentino un vero e proprio dolore di vivere, che li porta non riuscire a godersi più nulla. L’ambiente esterno e le persone vengono vissute con particolare sofferenza e frustrazione, in grado di alimentare i pensieri di fallimento e insuccesso. L’individuo matura la convinzione di non saper interagire adeguatamente, ritenendo che gli altri non saranno disponibili nei suoi confronti e, dunque, sviluppando il timore che potranno solo peggiorare la sua situazione.
L’aspetto centrale di chi ha un Disturbo Depressivo Maggiore consiste in una spiccata propensione a rispondere con disperazione e rabbia a eventi discrepanti anche minimi, interpretandoli in termini di perdita e delusione.
A fianco di umore depresso, compaiono altri sintomi, spesso così debilitanti da inficiare la qualità della vita:
Marcata affaticabilità;
Ridotta capacità di concentrarsi;
Tendenza ad incolparsi ed svalutarsi;
Pensieri di morte (suicidio);
Aumento o diminuzione di appetito;
Disturbi del sonno.
L’andamento dei sintomi depressivi può oscillare attraverso fasi acute, in cui il disturbo presenta momenti di profonda tristezza e rallentamento psicomotorio, e fasi più “silenti”, durante le quali, comunque, il disturbo è presente anche se in forma attenuata. Possono alternarsi ad improvvisi momenti di peggioramento.
Il Disturbo Depressivo può esordire ad ogni età, con un’età media di esordio intorno ai 25 anni.
Alcuni hanno episodi isolati seguiti da molti anni senza sintomi, mentre altri hanno gruppi di episodi, e altri ancora hanno episodi sempre più frequenti con l’aumentare dell’età.
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Psicologia e cause del Disturbo Depressivo Maggiore (depressione)
Personalmente vedo questo disturbo un po’ come una chiave di violino: come questa definisce la posizione delle note e l’altezza dei relativi suoni (quindi il “colore” della composizione musicale), la depressione definisce i “suoni”, ovvero il senso, della composizione cognitiva ed emotiva degli eventi che vive una persona.
Spesso questi pazienti portano con sé temi di vita che hanno a che fare con il proprio passato, quel passato che, nell’essere umano, immancabilmente si trasforma in uno specchio dentro cui riflettere la propria “anima”, il proprio il sé.
L’Io dell’essere umano è, infatti, il prodotto delle esperienze personali che ciascuno di noi fa nel corso degli anni di vita, il cui riverbero inevitabilmente ci condiziona, sussurrandoci velatamente nelle scelte che compiamo, nel modo in cui percepiamo il nostro sé ed il mondo attorno a noi. Ci guida e ci sostiene, fornendoci quelle necessarie coordinate emotive e cognitive che vanno ad intrecciarsi con le esperienze del tempo presente, a formare un’unica mappa della nostra identità.
In altre parole, il passato è lo specchio in cui riconoscersi.
In chi soffre di depressione questo specchio rimanda di frequente un’immagine diversa, una storia distorta di se stesso in cui, come negli specchi deformanti dei Luna Park, stenta a riconoscersi.
A volte questa immagine è il riflesso di un passato che non sussurra e non guida, bensì spaventa e grida: un passato che copre la propria “visuale interna“, falsando le proprie percezioni, le proprie emozioni, il proprio intimo senso di sé. Come un guanto di lattice che non permette il contatto con gli oggetti, questo passato non protegge dal mondo, non sostiene, bensì, stretto e asettico, impedisce il contatto con gli altri e con il proprio sé.
Psicologia e cause del Disturbo Depressivo Maggiore (depressione)
Personalmente vedo questo disturbo un po’ come una chiave di violino: come questa definisce la posizione delle note e l’altezza dei relativi suoni (quindi il “colore” della composizione musicale), la depressione definisce i “suoni”, ovvero il senso, della composizione cognitiva ed emotiva degli eventi che vive una persona.
Spesso questi pazienti portano con sé temi di vita che hanno a che fare con il proprio passato, quel passato che, nell’essere umano, immancabilmente si trasforma in uno specchio dentro cui riflettere la propria “anima”, il proprio il sé.
L’Io dell’essere umano è, infatti, il prodotto delle esperienze personali che ciascuno di noi fa nel corso degli anni di vita, il cui riverbero inevitabilmente ci condiziona, sussurrandoci velatamente nelle scelte che compiamo, nel modo in cui percepiamo il nostro sé ed il mondo attorno a noi. Ci guida e ci sostiene, fornendoci quelle necessarie coordinate emotive e cognitive che vanno ad intrecciarsi con le esperienze del tempo presente, a formare un’unica mappa della nostra identità.
In altre parole, il passato è lo specchio in cui riconoscersi.
In chi soffre di depressione questo specchio rimanda di frequente un’immagine diversa, una storia distorta di se stesso in cui, come negli specchi deformanti dei Luna Park, stenta a riconoscersi.
A volte questa immagine è il riflesso di un passato che non sussurra e non guida, bensì spaventa e grida: un passato che copre la propria “visuale interna“, falsando le proprie percezioni, le proprie emozioni, il proprio intimo senso di sé. Come un guanto di lattice che non permette il contatto con gli oggetti, questo passato non protegge dal mondo, non sostiene, bensì, stretto e asettico, impedisce il contatto con gli altri e con il proprio sé.
Sintomi del disturbo depressivo maggiore (depressione)
Principali criteri descrittivi del Disturbo Depressivo Maggiore secondo il DSM-5 (2014)
Cinque (o più) dei seguenti sintomi sono stati contemporaneamente presenti durante un periodo di 2 settimane e rappresentano un cambiamento rispetto al precedente livello di funzionamento; almeno uno dei sintomi è 1) umore depresso o 2) perdita di interesse o piacere.
Nota: Non comprendere sintomi chiaramente attribuibili a un’altra condizione medica.
Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni, come riportato dall’individuo (per es., si sente triste, vuoto/a, disperato/a) o come osservato da altri (per es., appare lamentoso/a). (Nota: Nei bambini e negli adolescenti, l’umore può essere irritabile.)
Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni (come indicato dal resoconto soggettivo o dall’osservazione).
Significativa perdita di peso, non dovuta a dieta, o aumento di peso (per es., un cambiamento superiore al 5% del peso corporeo in un mese) oppure diminuzione o aumento dell’appetito quasi tutti i giorni. (Nota: Nei bambini, considerare l’incapacità di raggiungere i normali livelli ponderali.)
Insonnia o ipersonnia quasi tutti i giorni.
Agitazione o rallentamento psicomotori quasi tutti i giorni (osservabile dagli altri; non semplicemente sentimenti soggettivi di essere irrequieto/a o rallentato/a).
Faticabilità o mancanza di energia quasi tutti i giorni.
Sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati (che possono essere deliranti), quasi tutti i giorni (non semplicemente autoaccusa o sentimenti di colpa per il fatto di essere ammalato/a).
Ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione, quasi tutti i giorni (come impressione soggettiva o osservata da altri).
Pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire), ricorrente ideazione suicidaria senza un piano specifico o un tentativo di suicidio o un piano specifico per commettere suicidio.
I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
L’episodio non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza o a un’altra condizione medica.
Sintomi del disturbo depressivo maggiore (depressione)
Principali criteri descrittivi del Disturbo Depressivo Maggiore secondo il DSM-5 (2014)
Cinque (o più) dei seguenti sintomi sono stati contemporaneamente presenti durante un periodo di 2 settimane e rappresentano un cambiamento rispetto al precedente livello di funzionamento; almeno uno dei sintomi è 1) umore depresso o 2) perdita di interesse o piacere.
Nota: Non comprendere sintomi chiaramente attribuibili a un’altra condizione medica.
Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni, come riportato dall’individuo (per es., si sente triste, vuoto/a, disperato/a) o come osservato da altri (per es., appare lamentoso/a). (Nota: Nei bambini e negli adolescenti, l’umore può essere irritabile.)
Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni (come indicato dal resoconto soggettivo o dall’osservazione).
Significativa perdita di peso, non dovuta a dieta, o aumento di peso (per es., un cambiamento superiore al 5% del peso corporeo in un mese) oppure diminuzione o aumento dell’appetito quasi tutti i giorni. (Nota: Nei bambini, considerare l’incapacità di raggiungere i normali livelli ponderali.)
Insonnia o ipersonnia quasi tutti i giorni.
Agitazione o rallentamento psicomotori quasi tutti i giorni (osservabile dagli altri; non semplicemente sentimenti soggettivi di essere irrequieto/a o rallentato/a).
Faticabilità o mancanza di energia quasi tutti i giorni.
Sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati (che possono essere deliranti), quasi tutti i giorni (non semplicemente autoaccusa o sentimenti di colpa per il fatto di essere ammalato/a).
Ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione, quasi tutti i giorni (come impressione soggettiva o osservata da altri).
Pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire), ricorrente ideazione suicidaria senza un piano specifico o un tentativo di suicidio o un piano specifico per commettere suicidio.
I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
L’episodio non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza o a un’altra condizione medica.
Come si cura il disturbo depressivo maggiore (depressione)
L’approccio terapeutico che utilizzo ai fini del trattamento della Depressione è l’approccio sistemico-relazionale.
L’approccio sistemico-relazionale per la cura dell’umore depressione mira ad evidenziare le componenti psicologiche, emotive e relazionali che hanno contribuito all’esordio e al mantenimento nel tempo di questo disturbo.
Si analizzano il contesto emotivo, cognitivo e comportamentale (famiglia di origine e legami di attaccamento, primi rapporti di amicizia, prime relazioni sentimentali, struttura di personalità) in cui la reazione di ansia e preoccupazioni ha fatto il suo esordio e si è sviluppata nel tempo, valorizzando susseguentemente lo sviluppo delle risorse personali per affrontare autonomamente ed in maniera costruttiva le difficoltà che potrebbero presentarsi in futuro, prevenendo episodi depressivi e migliorando le abilità emotive, cognitive e socio-relazionali della persona.
L’approccio sistemico relazionale segue linee di intervento efficaci che variano da un individuo all’altro a seconda delle caratteristiche individuali e dei problemi specifici di ciascun individuo.
Come si cura il disturbo depressivo maggiore (depressione)
L’approccio terapeutico che utilizzo ai fini del trattamento della Depressione è l’approccio sistemico-relazionale.
L’approccio sistemico-relazionale per la cura dell’umore depressione mira ad evidenziare le componenti psicologiche, emotive e relazionali che hanno contribuito all’esordio e al mantenimento nel tempo di questo disturbo.
Si analizzano il contesto emotivo, cognitivo e comportamentale (famiglia di origine e legami di attaccamento, primi rapporti di amicizia, prime relazioni sentimentali, struttura di personalità) in cui la reazione di ansia e preoccupazioni ha fatto il suo esordio e si è sviluppata nel tempo, valorizzando susseguentemente lo sviluppo delle risorse personali per affrontare autonomamente ed in maniera costruttiva le difficoltà che potrebbero presentarsi in futuro, prevenendo episodi depressivi e migliorando le abilità emotive, cognitive e socio-relazionali della persona.
L’approccio sistemico relazionale segue linee di intervento efficaci che variano da un individuo all’altro a seconda delle caratteristiche individuali e dei problemi specifici di ciascun individuo.