Sindrome dell'abbandono

Sindrome dell'abbandono

Psicologo Prato

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Cos’è la sindrome dell’abbandono?

Quando si parla di “sindrome dell’abbandono”, ci si riferisce ad un’esperienza in cui la persona ha paura, per diversi motivi, di essere respinta e di rimanere sola. È importante sottolineare che questa esperienza può essere provata con diversi livelli di intensità: può essere minima, lieve, moderata o più marcata. Può presentarsi in alcune relazioni e non in altre. Pertanto, la “sindrome dell’abbandono” presenta diverse sfumature, che variano da persona a persona. Non necessariamente è un’esperienza limitante o che provoca forte sofferenza. Dipende. Qui sotto approfondisco il tema, ma ti chiedo di tenere in considerazione che i comportamenti descritti non danno ragione del livello di sofferenza che una persona sta provando, né della gravità della condizione. Spesso i comportamenti non permettono di capire il livello del problema, perché questo dipende molto da quello che effettivamente la persona vive dentro di sé, da quello che sente e pensa dentro di sè. Ognuno di noi è unico e quello che una persona sperimenta lo si può capire solo ascoltandola. Ad ogni modo, a prescindere dall’entità della difficoltà, un percorso psicologico o di psicoterapia permette di lavorare sulle proprie relazioni ed insicurezze personali per rafforzare il proprio carattere e sviluppare un maggiore grado di autonomia affettiva e di autostima. Questo a prescindere dall’età e dalla situazione che si sta attraversando. 


Come si manifesta la sindrome dell’abbandono?

Chi soffre di sindrome dell’abbandono vive un sentimento di paura (o di terrore) ogni volta che si presenta la minaccia (reale o presunta) di un allontanamento o di una separazione. Infatti, per chi soffre di sindrome dell’abbandono, affrontare una separazione o un distacco (da un partner, da un amica/o, dalla persona amata o da un famigliare) genera paura ed ansia, perché la mancanza dell’altro porta a sentirsi soli in quanto abbandonati. Anche se le persone da cui si teme di essere abbandonati non hanno nessuna intenzione di allontanarsi, molti dei loro gesti o delle loro parole potrebbero allarmare chi ha paura di essere abbandonato, perché la sua attenzione è molto focalizzata a controllare che le persone significative diano dimostrazione continua del loro amore o affetto. E quando gli altri si allontanano o non esprimono esplicitamente il loro amore ed affetto, questo può generare un senso di allarme e il presentimento che l’altro possa aver smesso di provare amore o affetto nei propri confronti. Inoltre, ci si sente molto vulnerabili al pensiero di essere lasciati o traditi, perché se succedesse qualcosa del genere ciò verrebbe visto come una chiara manifestazione della propria inadeguatezza, del fatto di essere persone abbandonabili in quanto inadeguate e non abbastanza amabili. La paura dell’abbandono può manifestarsi anche quando si presenta il rischio di perdere qualcuno di importante, che per una malattia o per anzianità potrebbe morire, lasciando sola ed “abbandonata” la persona che ne teme la perdita. 

Quindi la paura di essere abbandonati può assumere forme diverse ed esprimersi in diversi tipi di relazioni: soprattutto con persone significative, quali un genitore, un figlio, un amico, ma anche con i colleghi sul luogo di lavoro. Nel rapporto con il partner è presente spesso l’ansia e la paura di essere traditi o di non sentirsi abbastanza nei suoi confronti. In generale, le relazioni che il partner ha con gli altri vengono vissute come una minaccia. In questi casi, la paura dell’abbandono si può esprimere con una forte gelosia e comportamenti possessivi e controllanti, mirati a tenere “stretta a sé” l’altra persona, cercando in questo modo di prevenire la possibilità di una separazione. Tuttavia, son proprio questi comportamenti che spesso inducono il partner a voler interrompere la relazione, confermando alla persona che soffre di sindrome dell’abbandono i propri sentimenti di inadeguatezza e di insicurezza. In altri casi, la paura dell’abbandono può dar luogo a pensieri ossessivi o preoccupazioni insistenti: legate, per esempio, alla paura che un proprio caro possa morire, avere incidenti o malattie che possano mettere a rischio la sua vita, e quindi la relazione che si ha con lui. Questi pensieri drammatici sono accompagnati da forte preoccupazione, ansia e paura, e possono dar luogo a comportamenti volti a controllare la situazione e che “tutto stia andando bene”. Infatti, la persona che soffre di sindrome dell’abbandono sente molto la necessità di avere vicino a sè le persone che ama, perché un allontanamento o la distanza innesca una serie di pensieri ed emozioni di ansia e preoccupazione quasi intollerabili, generate dalla paura di perdita e dal senso di abbandono. La presenza degli altri e la loro continua conferma di affetto, amore e supporto sono spesso l’unica fonte di rassicurazione per chi soffre di sindrome dell’abbandono. Tuttavia, allo stesso tempo, questo è proprio ciò che mantiene la persona nel suo senso di vulnerabilità.


Sindrome dell’abbandono e relazioni

Come ho potuto osservare nel mio studio di psicologo a Prato, la sindrome dell’abbandono non si manifesta solo nelle relazioni amorose, ma può manifestarsi anche nei confronti di un famigliare, di un amico, dei colleghi sul luogo di lavoro. Come già detto, chi soffre di sindrome dell’abbandono vive un sentimento di grande paura (o terrore) ogni volta che si presenta la minaccia (reale o presunta) di un allontanamento o di una separazione. Per questo motivo le relazioni di chi teme l’abbandono sono permeate da un’ansia costante, nonché dalla difficoltà di costruire una solida fiducia nei confronti dell’altra persona. L’altra persona viene percepita sempre con sospettosità. E presente il costante sospetto che l’altro, prima o poi, rifiuterà la tua persona e ti abbandonerà. Proprio per questo, anche le più accurate e continue rassicurazioni riescono a calmare solo temporaneamente la paura di essere abbandonati, e permane un atteggiamento di estrema attenzione per individuare nell’altro eventuali segnali di disinteresse o di rifiuto nei propri confronti. Si percepisce sempre il rischio di essere lasciati o esclusi. Tale sospetto e sfiducia possono innescare reazioni spiacevoli negli altri, che si sentono trattati con tanta diffidenza. Per questo, gli altri reagire reagire con fastidio e rabbia, portando la persona che teme l’abbandono a sentirsi respinta e confermata nella propria aspettativa. Tuttavia, la persona che teme di essere abbandonata, fatica a riconoscere la propria responsabilità quando accadono questi eventi e, anziché cercare di controllare il proprio comportamento, può avere ulteriori reazioni angosciose e sfoghi di rabbia verso gli altri. Questo è ciò che spesso posso osservare in alcuni dei miei pazienti presso il mio studio di psicologo a Prato. Invece, in altri casi, per prevenire ulteriori “rifiuti” da parte degli altri, la persona che ha paura dell’abbandono può esprimere un atteggiamento di estrema accondiscendenza e senso di colpa per il proprio comportamento. La compiacenza quindi è un’altra tipologia di comportamento molto caratteristico di chi soffre della sindrome dell’abbandono. Non contrariare gli altri, prevenire i conflitti, non far valere i propri bisogni nei confronti degli altri, sono spesso “strategie” comportamentali scaturiti dalla necessità di tenere l’altro sempre vicino a sé. 


Come si comporta il partner?

La sindrome dell’abbandono, per via dei comportamenti con cui si esprime (che sono volti alla ricerca di continue rassicurazioni) può far sentire il partner sotto una continua pressione. Questa pressione subita, ricca di richieste di rassicurazione, può far sentire il partner infastidito e non libero di esprimersi o di prendere decisioni autonomamente, senza dover sempre rispondere alle richieste affettive della persona che teme di essere abbandonata. Allo stesso tempo, oltre a fastidio e rabbia, il partner può vivere un senso di colpa all’idea di affermare la propria indipendenza e la necessità di avere i propri spazi personali. Un sentimento di colpa che può emergere soprattutto all’idea di lasciare il partner e interrompere la relazione con lui. 

La persona che vive la paura di essere abbandonata, risulta molto sospettosa quando il partner protende verso comportamenti sani di autonomia; di conseguenza la persona che ha una sindrome abbandonica attua comportamenti possessivi e di controllo. Molte volte la paura non si esprime con comportamenti possessivi o di controllo, ma attraverso espressioni o toni della voce che esprimono sottilmente una richiesta di presenza continua da parte del proprio partner. Questo inevitabilmente porta ad un clima relazionale frustrante o intollerabile, in cui il partner non si sente libero all’interno del rapporto, bensì vincolato a rinunciare a se stesso per l’altro. Il clima emotivo di sospettosità o i comportamenti possessivi e di controllo, creano un costante malessere di fondo all’interno della relazione, e spesso inducono il partner ad interrompere la relazione, dopo un lungo periodo in cui ha fatto dei tentativi per aiutare l’altro a cambiare. Infatti, generalmente, il partner della personache teme di essere abbandonata, sa essere molto presente e disponibile a soddisfare le sue richieste; in un certo senso, il partner vi trova anche una certa soddisfazione, ma a lungo andare la forte frustrazione di non poter avere un margine di libertà sufficientemente buono, lo porta anche ad avere una posizione di rifiuto nei confronti dell’altro e a nutrire risentimento e un forte senso di sfiducia e demoralizzazione rispetto alla relazione. In molti casi chi soffre di paura dell’abbandono non si rende conto del propria contributo personale nel portare la relazione ad uno stallo o ad una conclusione. Infatti, anche quando il partner, a seguito di continui comportamenti possessivi, controllanti e di gelosia, o di fronte a scenate melodrammatiche decide di interromper la relazione di coppia, la persona che soffre una sindrome abbandonica vede nella fine della storia d’amore una conferma della convinzione di non essere amabile e di non poter avere fiducia nelle relazioni. 

In altri casi, la persona anziché agire comportamenti possessivi, attua comportamenti estremamente compiacenti e premurosi nei confronti degli altri. Questa diventa una strategia per non deludere gli altri e prevenire di essere rifiutati. Ma, nella mia esperienza di Psicologo a Prato, questo atteggiamento di eccessiva compiacenza, se reiterato nel tempo, causa una grande sofferenza, perché porta la persona ad annullarsi e a vivere in funzione dell’altro anziché di se stessa. Spesso, purtroppo, questo atteggiamenti di estrema compiacenza può portare a legarsi a persone abusanti, che approfittano della vulnerabilità dell’altro per sopraffarlo continuamente con le loro esigenze egocentriche o narcisistiche. Questo potrebbe dunque a portare a forme di relazione dove anziché essere lasciati, si viene abusati dall’altro. 


Come posso aiutarti?

Presso il mio studio di psicologo a Prato, offro aiuto sia a coloro che soffrono di sindrome dell’abbandono, sia a coloro che hanno bisogno di capire come aiutare o gestire il rapporto con una persona cara o amata che presenta questa difficoltà. 

Nel mio studio di psicologo a Prato, mi occupo di prendere in carico la tua situazione, ascoltandoti ed aiutandoti a capire come affrontare le tue attuali difficoltà.

L’approccio terapeutico che utilizzo per la sindrome dell’abbandono è l’approccio sistemico-relazionale.

Senza nessun giudizio e rispettando i tuoi tempi, parto dalla valutazione approfondita della tua storia e delle situazioni relazionali in cui ti trovi attualmente, accompagnandoti verso una migliore comprensione del problema, suggerendo anche il tipo direzione utile per la risoluzione delle tue problematiche. L’approccio sistemico-relazionale per la paura di essere abbandonati mira ad evidenziare le componenti psicologiche, emotive e relazionali che hanno contribuito all’esordio e al mantenimento nel tempo di questo problema. Senza nessun giudizio e rispettando i tuoi tempi approfondisco la tua storia e altre componenti importanti (famiglia di origine e legami di attaccamento, primi rapporti di amicizia, prime relazioni sentimentali, struttura di personalità). Questo permette di capire come ha esordito il problema e quali siano le condizioni che lo mantengono. Mi occupo poi di valorizzare lo sviluppo delle tue risorse personali per affrontare diversamente e in maniera costruttiva le situazioni relazionali nei diversi contesti di vita, al fine di portarti ad un maggiore grando di indipendenza e benessere. 

L’approccio sistemico relazionale segue linee di intervento efficaci che variano da un individuo all’altro a seconda delle caratteristiche individuali e dei problemi specifici di ciascuna persona. Un percorso psicoterapeutico è utile per favorire la costruzione di un senso di sicurezza personale e di autostima che favoriscono l’attivazione delle risorse necessarie per elaborare e affrontare con più serenità la propria vita e le proprie relazioni.  


Cos’è la sindrome dell’abbandono?

Quando si parla di “sindrome dell’abbandono”, ci si riferisce ad un’esperienza in cui la persona ha paura, per diversi motivi, di essere respinta e di rimanere sola. È importante sottolineare che questa esperienza può essere provata con diversi livelli di intensità: può essere minima, lieve, moderata o più marcata. Può presentarsi in alcune relazioni e non in altre. Pertanto, la “sindrome dell’abbandono” presenta diverse sfumature, che variano da persona a persona. Non necessariamente è un’esperienza limitante o che provoca forte sofferenza. Dipende. Qui sotto approfondisco il tema, ma ti chiedo di tenere in considerazione che i comportamenti descritti non danno ragione del livello di sofferenza che una persona sta provando, né della gravità della condizione. Spesso i comportamenti non permettono di capire il livello del problema, perché questo dipende molto da quello che effettivamente la persona vive dentro di sé, da quello che sente e pensa dentro di sè. Ognuno di noi è unico e quello che una persona sperimenta lo si può capire solo ascoltandola. Ad ogni modo, a prescindere dall’entità della difficoltà, un percorso psicologico o di psicoterapia permette di lavorare sulle proprie relazioni ed insicurezze personali per rafforzare il proprio carattere e sviluppare un maggiore grado di autonomia affettiva e di autostima. Questo a prescindere dall’età e dalla situazione che si sta attraversando. 


Come si manifesta la sindrome dell’abbandono?

Chi soffre di sindrome dell’abbandono vive un sentimento di paura (o di terrore) ogni volta che si presenta la minaccia (reale o presunta) di un allontanamento o di una separazione. Infatti, per chi soffre di sindrome dell’abbandono, affrontare una separazione o un distacco (da un partner, da un amica/o, dalla persona amata o da un famigliare) genera paura ed ansia, perché la mancanza dell’altro porta a sentirsi soli in quanto abbandonati. Anche se le persone da cui si teme di essere abbandonati non hanno nessuna intenzione di allontanarsi, molti dei loro gesti o delle loro parole potrebbero allarmare chi ha paura di essere abbandonato, perché la sua attenzione è molto focalizzata a controllare che le persone significative diano dimostrazione continua del loro amore o affetto. E quando gli altri si allontanano o non esprimono esplicitamente il loro amore ed affetto, questo può generare un senso di allarme e il presentimento che l’altro possa aver smesso di provare amore o affetto nei propri confronti. Inoltre, ci si sente molto vulnerabili al pensiero di essere lasciati o traditi, perché se succedesse qualcosa del genere ciò verrebbe visto come una chiara manifestazione della propria inadeguatezza, del fatto di essere persone abbandonabili in quanto inadeguate e non abbastanza amabili. La paura dell’abbandono può manifestarsi anche quando si presenta il rischio di perdere qualcuno di importante, che per una malattia o per anzianità potrebbe morire, lasciando sola ed “abbandonata” la persona che ne teme la perdita. 

Quindi la paura di essere abbandonati può assumere forme diverse ed esprimersi in diversi tipi di relazioni: soprattutto con persone significative, quali un genitore, un figlio, un amico, ma anche con i colleghi sul luogo di lavoro. Nel rapporto con il partner è presente spesso l’ansia e la paura di essere traditi o di non sentirsi abbastanza nei suoi confronti. In generale, le relazioni che il partner ha con gli altri vengono vissute come una minaccia. In questi casi, la paura dell’abbandono si può esprimere con una forte gelosia e comportamenti possessivi e controllanti, mirati a tenere “stretta a sé” l’altra persona, cercando in questo modo di prevenire la possibilità di una separazione. Tuttavia, son proprio questi comportamenti che spesso inducono il partner a voler interrompere la relazione, confermando alla persona che soffre di sindrome dell’abbandono i propri sentimenti di inadeguatezza e di insicurezza. In altri casi, la paura dell’abbandono può dar luogo a pensieri ossessivi o preoccupazioni insistenti: legate, per esempio, alla paura che un proprio caro possa morire, avere incidenti o malattie che possano mettere a rischio la sua vita, e quindi la relazione che si ha con lui. Questi pensieri drammatici sono accompagnati da forte preoccupazione, ansia e paura, e possono dar luogo a comportamenti volti a controllare la situazione e che “tutto stia andando bene”. Infatti, la persona che soffre di sindrome dell’abbandono sente molto la necessità di avere vicino a sè le persone che ama, perché un allontanamento o la distanza innesca una serie di pensieri ed emozioni di ansia e preoccupazione quasi intollerabili, generate dalla paura di perdita e dal senso di abbandono. La presenza degli altri e la loro continua conferma di affetto, amore e supporto sono spesso l’unica fonte di rassicurazione per chi soffre di sindrome dell’abbandono. Tuttavia, allo stesso tempo, questo è proprio ciò che mantiene la persona nel suo senso di vulnerabilità.


Sindrome dell’abbandono e relazioni

Come ho potuto osservare nel mio studio di psicologo a Prato, la sindrome dell’abbandono non si manifesta solo nelle relazioni amorose, ma può manifestarsi anche nei confronti di un famigliare, di un amico, dei colleghi sul luogo di lavoro. Come già detto, chi soffre di sindrome dell’abbandono vive un sentimento di grande paura (o terrore) ogni volta che si presenta la minaccia (reale o presunta) di un allontanamento o di una separazione. Per questo motivo le relazioni di chi teme l’abbandono sono permeate da un’ansia costante, nonché dalla difficoltà di costruire una solida fiducia nei confronti dell’altra persona. L’altra persona viene percepita sempre con sospettosità. E presente il costante sospetto che l’altro, prima o poi, rifiuterà la tua persona e ti abbandonerà. Proprio per questo, anche le più accurate e continue rassicurazioni riescono a calmare solo temporaneamente la paura di essere abbandonati, e permane un atteggiamento di estrema attenzione per individuare nell’altro eventuali segnali di disinteresse o di rifiuto nei propri confronti. Si percepisce sempre il rischio di essere lasciati o esclusi. Tale sospetto e sfiducia possono innescare reazioni spiacevoli negli altri, che si sentono trattati con tanta diffidenza. Per questo, gli altri reagire reagire con fastidio e rabbia, portando la persona che teme l’abbandono a sentirsi respinta e confermata nella propria aspettativa. Tuttavia, la persona che teme di essere abbandonata, fatica a riconoscere la propria responsabilità quando accadono questi eventi e, anziché cercare di controllare il proprio comportamento, può avere ulteriori reazioni angosciose e sfoghi di rabbia verso gli altri. Questo è ciò che spesso posso osservare in alcuni dei miei pazienti presso il mio studio di psicologo a Prato. Invece, in altri casi, per prevenire ulteriori “rifiuti” da parte degli altri, la persona che ha paura dell’abbandono può esprimere un atteggiamento di estrema accondiscendenza e senso di colpa per il proprio comportamento. La compiacenza quindi è un’altra tipologia di comportamento molto caratteristico di chi soffre della sindrome dell’abbandono. Non contrariare gli altri, prevenire i conflitti, non far valere i propri bisogni nei confronti degli altri, sono spesso “strategie” comportamentali scaturiti dalla necessità di tenere l’altro sempre vicino a sé. 


Come si comporta il partner?

La sindrome dell’abbandono, per via dei comportamenti con cui si esprime (che sono volti alla ricerca di continue rassicurazioni) può far sentire il partner sotto una continua pressione. Questa pressione subita, ricca di richieste di rassicurazione, può far sentire il partner infastidito e non libero di esprimersi o di prendere decisioni autonomamente, senza dover sempre rispondere alle richieste affettive della persona che teme di essere abbandonata. Allo stesso tempo, oltre a fastidio e rabbia, il partner può vivere un senso di colpa all’idea di affermare la propria indipendenza e la necessità di avere i propri spazi personali. Un sentimento di colpa che può emergere soprattutto all’idea di lasciare il partner e interrompere la relazione con lui. 

La persona che vive la paura di essere abbandonata, risulta molto sospettosa quando il partner protende verso comportamenti sani di autonomia; di conseguenza la persona che ha una sindrome abbandonica attua comportamenti possessivi e di controllo. Molte volte la paura non si esprime con comportamenti possessivi o di controllo, ma attraverso espressioni o toni della voce che esprimono sottilmente una richiesta di presenza continua da parte del proprio partner. Questo inevitabilmente porta ad un clima relazionale frustrante o intollerabile, in cui il partner non si sente libero all’interno del rapporto, bensì vincolato a rinunciare a se stesso per l’altro. Il clima emotivo di sospettosità o i comportamenti possessivi e di controllo, creano un costante malessere di fondo all’interno della relazione, e spesso inducono il partner ad interrompere la relazione, dopo un lungo periodo in cui ha fatto dei tentativi per aiutare l’altro a cambiare. Infatti, generalmente, il partner della personache teme di essere abbandonata, sa essere molto presente e disponibile a soddisfare le sue richieste; in un certo senso, il partner vi trova anche una certa soddisfazione, ma a lungo andare la forte frustrazione di non poter avere un margine di libertà sufficientemente buono, lo porta anche ad avere una posizione di rifiuto nei confronti dell’altro e a nutrire risentimento e un forte senso di sfiducia e demoralizzazione rispetto alla relazione. In molti casi chi soffre di paura dell’abbandono non si rende conto del propria contributo personale nel portare la relazione ad uno stallo o ad una conclusione. Infatti, anche quando il partner, a seguito di continui comportamenti possessivi, controllanti e di gelosia, o di fronte a scenate melodrammatiche decide di interromper la relazione di coppia, la persona che soffre una sindrome abbandonica vede nella fine della storia d’amore una conferma della convinzione di non essere amabile e di non poter avere fiducia nelle relazioni. 

In altri casi, la persona anziché agire comportamenti possessivi, attua comportamenti estremamente compiacenti e premurosi nei confronti degli altri. Questa diventa una strategia per non deludere gli altri e prevenire di essere rifiutati. Ma, nella mia esperienza di Psicologo a Prato, questo atteggiamento di eccessiva compiacenza, se reiterato nel tempo, causa una grande sofferenza, perché porta la persona ad annullarsi e a vivere in funzione dell’altro anziché di se stessa. Spesso, purtroppo, questo atteggiamenti di estrema compiacenza può portare a legarsi a persone abusanti, che approfittano della vulnerabilità dell’altro per sopraffarlo continuamente con le loro esigenze egocentriche o narcisistiche. Questo potrebbe dunque a portare a forme di relazione dove anziché essere lasciati, si viene abusati dall’altro. 


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L’approccio terapeutico che utilizzo per la sindrome dell’abbandono è l’approccio sistemico-relazionale.

Senza nessun giudizio e rispettando i tuoi tempi, parto dalla valutazione approfondita della tua storia e delle situazioni relazionali in cui ti trovi attualmente, accompagnandoti verso una migliore comprensione del problema, suggerendo anche il tipo direzione utile per la risoluzione delle tue problematiche. L’approccio sistemico-relazionale per la paura di essere abbandonati mira ad evidenziare le componenti psicologiche, emotive e relazionali che hanno contribuito all’esordio e al mantenimento nel tempo di questo problema. Senza nessun giudizio e rispettando i tuoi tempi approfondisco la tua storia e altre componenti importanti (famiglia di origine e legami di attaccamento, primi rapporti di amicizia, prime relazioni sentimentali, struttura di personalità). Questo permette di capire come ha esordito il problema e quali siano le condizioni che lo mantengono. Mi occupo poi di valorizzare lo sviluppo delle tue risorse personali per affrontare diversamente e in maniera costruttiva le situazioni relazionali nei diversi contesti di vita, al fine di portarti ad un maggiore grando di indipendenza e benessere. 

L’approccio sistemico relazionale segue linee di intervento efficaci che variano da un individuo all’altro a seconda delle caratteristiche individuali e dei problemi specifici di ciascuna persona. Un percorso psicoterapeutico è utile per favorire la costruzione di un senso di sicurezza personale e di autostima che favoriscono l’attivazione delle risorse necessarie per elaborare e affrontare con più serenità la propria vita e le proprie relazioni.  

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